Treasury USA e relazione con il mercato dell’equity
In ambito finanziario l'obbligazione è un titolo di debito, emesso da società o enti pubblici, che attribuisce al suo possessore, alla scadenza, il diritto al rimborso del capitale prestato all'emittente, più un interesse su tale somma.
L'obbligazione è per il detentore una forma di investimento, sotto forma di strumento finanziario; per l'emittente il prestito obbligazionario ha il fine di reperire liquidità.
Rispetto all'azione, l'obbligazione è considerata in genere una forma di investimento a rischio finanziario inferiore, in quanto non soggetta a quotazione sul mercato azionario e con il tasso di interesse tipicamente fisso, sottoscritto alla stipula del contratto di vendita.
Di solito il rimborso del capitale al detentore da parte dell'emittente avviene alla scadenza, al valore nominale e in un'unica soluzione, mentre gli interessi sono liquidati periodicamente (trimestralmente, semestralmente o annualmente). L'interesse corrisposto periodicamente è detto cedola.
Un titolo obbligazionario, oltre ad essere portato alla scadenza, per ottenere il rimborso del valore nominale pari a 100, può essere negoziato prima di tale scadenza, cercando di avere un guadagno anche in conto capitale.
Relazione tra prezzo e rendimenti
Esistono diverse scadenze per i titoli obbligazionari, ma ai fini del nostro studio analizzeremo i titoli con scadenza a 2 anni e i decennali.
Una cosa importante da sottolineare è che il prezzo di un'obbligazione è inversamente proporzionale agli interessi che lo stesso titolo paga, di conseguenza, una manovra monetaria da parte della banca centrale, che modifichi il tasso di interesse, ha effetti immediati sul prezzo del titolo, tanto più evidenti quanto più lunga è la scadenza di quel titolo.
Facciamo degli esempi:
Prendiamo un titolo obbligazionario con scadenza a dieci anni che viene quotato a 100 e offre un rendimento annuo del 3% di interessi. Cosa succede se il giorno dopo il rendimento dei titoli decennali dovesse passare al 5%? Con titoli simili in circolazione, nessuno vorrà più comprare a 100 quella obbligazione decennale che pagava 3 di interesse; per comprarla occorre che il prezzo scenda (per la precisione dovrà scendere fino a 84,56). A questo prezzo, incassando 3 di interessi, si avrà un rendimento del 5%, cioè quello di mercato.
Quando i tassi di mercato scendono accade l'esatto contrario. Se ad esempio i tassi di mercato passassero all'1%, ci sarebbe una domanda tale della nostra vecchia obbligazione, che paga 3 annui di interessi, che il prezzo arriverebbe fino a 118,94.
In conclusione:
"se i tassi salgono il prezzo delle obbligazioni scende e
viceversa",
Quando i tassi sono in aumento, la scelta
migliore è quella di non avere obbligazioni con scadenza troppo lunga, perché
il prezzo è destinato a correggere, se il rialzo dei tassi si concretizzerà.
Viceversa, se i tassi sono in discesa, avere titoli a lunga durata permette
migliori guadagni in conto capitale.
Nei momenti in cui i tassi sembrano essere in salita o le aspettative vanno in
questa direzione, il prezzo delle obbligazioni è destinato a scendere sui
titoli a lunga scadenza. Meglio quindi preferire scadenze brevi e titoli a
tasso variabile.
Diverse possono essere le cause dell'aumento dei tassi:
Il mercato dei tassi starebbe annusando il ritorno dell'inflazione causato da:
- Prezzo del Petrolio in salita;
- Politica economica (meno tasse più deficit).
L'aumento dei tassi USA potrebbe scatenare una vera e
propria fuga dai Treasury Bond americani.
Il mix delle politiche economiche americane, attuate
negli ultimi anni - meno tasse più deficit - potrebbe rilanciare l'inflazione e portare all'aumento dei tassi. Inoltre,
i programmi di allentamento quantitativo (QE), avviati dopo la crisi
finanziaria, hanno alimentato ulteriormente il mercato toro per i bond,
spingendo il rendimento di obbligazioni in un territorio di rendimenti negativi
mai visto prima.
Non stupisce quindi che gli operatori siano
preoccupati come l'uscita delle banche centrali dalle misure ultra espansive
porti a uno stallo o a un'inversione brusca di tendenza per il mercato
obbligazionario, con una drastica caduta dei prezzi ed una perdita in conto capitale.
L'andamento del mercato obbligazionario, produce a sua volta effetti su quello dell'equity (azionario). La soglia psicologica per i tassi di interesse, considerata dagli operatori molto importante, per capire anche come potrebbe muoversi il mercato dell'equity è del 3 per cento.
Un rendimento dell'obbligazionario pari o sopra il 3%
potrebbe tramutarsi nel pretesto per far scendere Wall Street, dal momento che
esisterebbe un'alternativa abbastanza remunerativa.
Sebbene non ci sia alcuna legge scritta per cui questo debba accadere, si
guarda alla soglia del 3% come possibile punto di svolta per il mercato
azionario.
APPIATTIMENTO DELLA CURVA DEI TASSI
Abbiamo detto che in una fase di crescita dei tassi di interesse il prezzo delle obbligazioni, specie se a lunga scadenza, è destinato a correggere.
Fra i tanti segnali che denotano una certa stanchezza
nella principale economia mondiale, e che rendono piuttosto nervosi gli
investitori, c'è di sicuro la forma della curva dei tassi di interesse
statunitensi.
Quando la politica monetaria della FED diventa meno accomodante i tassi a
breve, mossi dalla politica monetaria più aggressiva della Federal Reserve,
crescono in modo più rapido di quelli a medio-lungo, che invece riflettono più
le prospettive di crescita economica. Il risultato è una curva «appiattita»,
come si dice in gergo tecnico: fenomeno che nel recente passato è stato profeta
di sciagure per l'economia e per i mercati, ancora di più quando la curva
stessa si inverte (vale a dire quando i rendimenti dei Treasury a 10 anni
rendono meno di quelli con scadenza 2 anni).
L'altro aspetto interessante da considerare è lo spazio temporale che
intercorre di solito fra l'inversione della curva e il picco dei mercati
azionari, che in genere tende a precedere la recessione vera e propria. Uno
studio condotto da Jp Morgan Asset Management sugli ultimi 40 anni di cicli
economici americani, rivela che possono trascorrere dai 10 ai 24 mesi (in media
sono 17) prima che l'anomalia sui mercati del reddito fisso si trasformi poi in
una vera e propria crisi economica.
Quest'ultima a sua volta può essere contemporanea all'inversione di tendenza a
Wall Street, come nel 1978, oppure precederla anche di 8 mesi, come nel 1980:
in media lo scarto temporale è di 4 mesi.
Il Grafico seguente
spiega come, statisticamente, a 14 mesi dalla prima inversione, arriva una
recessione.
L'INDICATORE DELLA FED
Un altro indice che può mettere in guardia sull'andamento del mercato azionario è l'indicatore della FED. Questo indice calcola lo «spread» tra il cosiddetto «earning yield» (cioè quanti utili le società producono per ogni azione) e il rendimento dei titoli di Stato decennali Usa. Più questo «spread» è elevato, più significa che il mercato azionario ha una maggiore convenienza relativa rispetto a quello dei titoli di Stato. Più questo «spread» è basso, invece, più i titoli di Stato diventano appetibili rispetto alle azioni.
Ad aprile 2018 lo «spread» era a 1,69%, cioè al livello minimo dal 2010. Molto più basso di un tempo: a settembre 2017 era pari a circa il doppio, a inizio 2016 era ben oltre i 4 punti percentuali e nel 2011 era a 11 punti percentuali. A quei tempi i rischi per chi investiva sui mercati azionari erano ben remunerati. Questo significa che
la fiducia sulle Borse cala e si affievolisce anche in considerazione dell'andamento degli utili aziendali.
Borse al capolinea?
Con l'aumento dei rendimenti dei T-Bond l'appetibilità dei titoli di Stato Usa attira capitali in uscita dalle
Borse.
Stay tuned....!!